De Stefani: fare naturalmente

1 Giugno 2020

AUTORE

Burton Anderson

Burton Anderson è uno scrittore americano originario del Minnesota, vive in Italia e scrive di vino, cibo e viaggi.
Nei primi anni '80 pubblica "The Wines & Winemakers of Italy" , libro che ha reso celebre il made in Italy enoico fuori dai confini nazionali. Burton ha dato un contributo notevole alla divulgazione del vino italiano nel mondo facendone conoscere l'originalità, le potenzialità e le eccellenze territoriali. E' inoltre l'ex direttore dell'International Herald Tribune a Parigi. Il New York Times lo ha definito "la massima autorità sui vini italiani in lingua inglese".

De Stefani: fare naturalmente

In quest’epoca dove la critica del vino viene dominata da promotori di lodi espresse in floridi superlativi e classificazioni da 90 punti e oltre, è come una boccata d’aria fresca incontrare un’azienda vinicola familiare e i suoi vini e poterli riassumere in una parola: genuini. Ora mi rendo conto che nessun rispettabile drago del “winespeak” , come lo definisco io, descriverebbe un vino come genuino. Troppo banale?  Troppo terra-terra?  O forse troppo schietto?

Comunque sia, mi limiterò a ‘genuini’ per descrivere la famiglia De Stefani e la sua straordinaria gamma di vini, provenienti principalmente dalla tenuta Colvendrame di Refrontolo, un villaggio nell’incantevole paesaggio collinare tra Conegliano e Valdobbiadene, a nord di Venezia.

Le origini della famiglia a Refrontolo risalgono a un documento ufficiale del 1624, anche se la tenuta fu fondata alla fine dell’Ottocento da Valeriano De Stefani, che si rese conto che i terreni di Colvendrame erano ideali per esprimere vini di autentica personalità. Suo figlio Valeriano e il nipote Tiziano introdussero metodi di vinificazione innovativi, mettendo in primo piano i vigneti impiantati su terreni di “caranto”, un mix di limo, argilla bianca e minerali da roccia dolomitica.

Oggi Alessandro De Stefani, la quarta generazione, con a fianco la moglie Chiara produce vini seguendo una filosofia naturale che nasce da vecchie vigne impiantate ad altissima densità, prevalentemente di varietà autoctone, a partire dalla Glera, l’essenza del Prosecco. I vigneti sono coltivati senza l’uso di pesticidi, diserbanti o insetticidi e i processi di vinificazione sono effettuati con lieviti indigeni senza l’aggiunta di solfiti o conservanti. La cantina è autonoma dal punto di vista energetico, producendo la propria energia elettrica da una serie di 418 pannelli solari.

De Stefani possiede altre due tenute nella valle del Piave e a Fossalta, vicino all’Adriatico, che danno vita a un’ampia gamma di vini, tra cui rossi di varietà autoctone come Raboso e Refosco, anche se il suo rosso portabandiera, chiamato Stèfen 1624, proviene da Marzemino coltivato in un vigneto speciale a Colvendrame.Da una superficie totale di 60 ettari, De Stefani produce circa 400.000 bottiglie all’anno. Tra queste cinque tipologie di Prosecco, guidate da Rive di Refrontolo Valdobbiadene Superiore DOCG Brut Nature e Valdobbiadene Prosecco Superiore DOCG Brut. Ma la linea si estende includendo bianchi fermi, rosé e una serie di rossi tutti riconducibili all’espressione genuini: cioè puri e naturali, ricchi di profumi e sapori, salutari e rinvigorenti e, soprattutto, piacevoli da bere.

A proposito, in caso di dubbio, i vini di De Stefani hanno ottenuto un numero impressionante di punteggi oltre 90. Ma non dite a nessuno che ve l’ho detto.

ENGLISH

De Stefani: Doing what comes naturally

In these days of wine literature dominated by purveyors of hype expressed in florid superlatives, and 90-plus ratings, it’s like  a breath of fresh air to encounter a family winery and its wines  and sum them up in a word: wholesome. Now I realize that no self-respecting wizard of what I call “winespeak” would ever describe e a wine as wholesome. Too mundane?  Too down to earth?  Or, well, maybe just too honest?

Whatever, I’ll stick with wholesome in describing the De Stefani family and its extraordinary range of wines, primarily from the Colvendrame estate at Refrontolo, a village in the enchanting hills between Conegliano and Valdobbiadene north of Venice.

The family traces its origins at Refrontolo to an official document of 1624, though the estate was founded in the late nineteenth century by Valeriano De Stefani, who realized that the terrain of Colvendrame had ideal soils for wines of authentic personality. His son Valeriano and grandson Tiziano introduced innovative winemaking methods while putting prime emphasis on

vineyards planted in soils of “caranto,” a mix of silt, white clay and minerals from Dolomitian rock.

Today Alessandro De Stefani, of the fourth generation,works with his wife Chiara in producing wines following a natural philosophy from old and very high density vines, predominantly of native varieties led by Glera, the source of Prosecco. Vineyards are maintained without the use of pesticides, herbicides or insecticides and winemaking processes are carried out using indigenous yeasts without the addition of sulfites or preservatives. The estate is autonomous in terms of energy, producing its own electricity from a series of 418 solar panels.

De Stefani has two other estates in the Piave valley and at Fossalta near the Adriatic, for a range of wines, including reds from such native varieties as Raboso, Refosco and Marzemino, though its “flaghsip” red called Stèfen 1624 comes from Marzemino grown  in a special vineyard at Colvendrame.

From a total of 60 hectares, De Stefani produces about 400,000 bottles a year. These include five types of Prosecco, led by Rive di Refrontolo Valdobbiadene Prosecco Superiore DOCG Brut Nature and Valdobbiadene Prosecco Superiore DOCG Brut. But the line extends through still whites, rosé and an array

of reds that all qualify as wholesome: that is, pure and natural and full of scents and flavors, healthful and invigorating and, above all, a pleasure to drink.

Oh, by the way, in case you doubted it, the wines of De Stefani have garnered an impressive number of 90-plus ratings. But don’t tell anybody I told you so.

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