Sergio Marani Òppano: le virtù nascoste del Verdicchio

4 Giugno 2020

AUTORE

Burton Anderson

Burton Anderson è uno scrittore americano originario del Minnesota, vive in Italia e scrive di vino, cibo e viaggi.
Nei primi anni '80 pubblica "The Wines & Winemakers of Italy" , libro che ha reso celebre il made in Italy enoico fuori dai confini nazionali. Burton ha dato un contributo notevole alla divulgazione del vino italiano nel mondo facendone conoscere l'originalità, le potenzialità e le eccellenze territoriali. E' inoltre l'ex direttore dell'International Herald Tribune a Parigi. Il New York Times lo ha definito "la massima autorità sui vini italiani in lingua inglese".

Sergio Marani Òppano: le virtù nascoste del Verdicchio

Molti conoscitori concordano sul fatto che il Verdicchio sia tra i migliori vitigni bianchi d’Italia, anche se non si direbbe dalla reputazione del vino, spesso imbottigliato in un’anfora kitsch di vetro verde che ha contribuito a dare un’immagine riduttiva di bianco economico e spensierato.

Per i consumatori il profilo basso può essere un vantaggio poiché i prezzi del Verdicchio sono quasi sempre inferiori rispetto al valore intrinseco del vino. Ma essere a buon mercato è anche controproducente, visto che ancora pochi appassionati sono consapevoli che dalle dolci distese verdi delle Marche provengono dei Verdicchio che potrebbero stare in batteria con l’elite del bianco italiano, ma a prezzi che vanno dalla metà a un quarto di alcuni vini di paragonabile levatura dell’Alto Adige o del Friuli.

A questo punto vi chiederete: dove si trovano questi tesori? Beh, potrei indirizzarvi verso una dozzina o più aziende nella vasta zona dei Castelli di Jesi, sulle colline che si affacciano sull’Adriatico, ma sarei ancora più propenso a orientarvi verso Matelica, un’enclave nascosta nell’Appennino, e nello specifico verso un gioiello di tenuta di proprietà di Sergio Marani.

In un numero precedente della newsletter Heres, ho descritto il lavoro di Sergio Marani e dei figli Luca e Matteo, e i quattro vini che producono da otto ettari di vigneto in una località chiamata Vocabolo San Nicola. Nello specifico sono tre tipi di Verdicchio di Matelica DOC, uno chiamato Sergio Marani e i cru di Sannicola e Òppano, e un Trebbiano in purezza da viti di 30-40 anni. Alla vendemmia, effettuata manualmente e nel minor tempo possibile, segue la vinificazione in acciaio inox e la maturazione in vecchie botti, che nel tempo hanno acquisito uno strato di tartrati, fattore che favorisce le potenzialità di invecchiamento dei vini.

La mia degustazione di Òppano 2018 ha rivelato un vino di insolita profondità con la classe, la statura e la complessità per reggere almeno un decennio. La famiglia Marani fa notare che il vigneto, esposto a nord-ovest, ha una posizione fresca che determina una maturazione tardiva e una gamma di profumi di fiori selvatici ed erbe aromatiche, anice e lavanda, mentre le pronunciate note saline e minerali al palato sembrano riflettere il fatto che i vigneti sono piantati su terreni fortemente calcarei, che milioni di anni fa si trovavano sul fondo di un lago salato.

Òppano ha la stoffa per essere sorseggiato in solitaria contemplazione, ma alla famiglia Marani piace consumarlo a tavola, suggerendo due piatti in abbinamento. Il primo è una super frittata con tante uova fresche di fattoria arricchita con ingredienti a fantasia. L’altra è una classica specialità marchigiana: i vincisgrassi, ovvero le mitiche lasagne della provincia di Macerata, condite con un sugo di frattaglie di pollo, funghi, cervella di vitello e animelle, prosciutto, besciamella, parmigiano e, in stagione, tartufi, preferibilmente bianchi. Gli ingredienti per i svincisgrassi variano – alcuni li preparano anche con i frutti di mare – ma il punto è che Òppano ha gli attributi per essere abbinato anche ai piatti più opulenti.

Un’annotazione finale. I tappi a vite utilizzati sulle bottiglie di Marani non devono in alcun modo essere interpretati come segno di minore qualità o potenziale di invecchiamento rispetto ai vini imbottigliati con i tradizionali tappi di sughero. Dopo una lunga esperienza con bottiglie sigillate in vario modo, sono sempre più convinto che il tappo a vite offra vantaggi distintivi nel mantenere l’essenza e l’integrità originale dei vini, in particolare dei bianchi.

ENGLISH

Sergio Marani Òppano: the hidden virtues of Verdicchio

Many cognoscenti agree that Verdicchio ranks among Italy’s best white wine varieties, though you’d hardly know it from the wine’s reputation, chronically bottled up by an image as a cheap and cheerful white in a kitchy green glass amphora.

For consumers there are advantages to that low profile in that prices of Verdicchio are almost invariably inferior to the intrinsic value of the wine. But being a bargain has disadvantages too, in that few wine buffs are aware that from the rolling green expanses of the Marche come bottles of Verdicchio that could stand proudly with the nation’s elite of vino bianco, but at prices that range from a half to a quarter of something equivalent from Alto Adige or Friuli.

So, you might ask, where does one find these treasures? Well, I could direct you to a dozen or more addresses in the vast Castelli di Jesi zone in the hills overlooking the Adriatic, but I might be more inclined to point you toward Matelica, a hidden enclave in the Apennines, and specifically to a jewel of an estate owned by Sergio Marani.

In a previous issue of the Heres newsletter, I described  the work of Sergio Marani and sons Luca and Matteo and the four wines they produce from eight hectares of vines at a place called Vocabolo San Nicola. There are three types of Verdicchio di Matelica DOC, one called Sergio Marani and the crus of Sannicola and Òppano, plus Il Trebbiano, a pure Trebbiano from vines that are 30 to 40 years old. The harvest, carried out manually and in the shortest possible time, is followed by vinfication in stainless steel and maturation in old barrels, which over time have acquired a layer of tartrates, a factor that favors the aging potential of the wines.

My tasting of Òppano 2018 revealed a wine of unusual depth with the class to gain in stature and complexity for at least a decade. The Marani family points out that the vineyard, facing northwest, has a cool exposure that results in late ripening and accounts for scents of wild flowers and herbs, anise and lavender, while the pronounced saline and mineral notes on the palate seem to reflect the fact that the vineyards are planted on strongly calcareous soils that millions of years ago were at the bottom of a salt lake.

Òppano has the stuff to sip contemplatively on its own, but the Marani family likes to match it with food, suggesting two dishes to go with it. One is a super frittata with lots of farm fresh eggs and whatever else meets your fancy. The other is a great speciality of the Marche: vincisgrassi, legendary lasagne of the province of Macerata, layered with a sauce of chicken giblets, mushrooms, veal brains and sweetbreads, ham, bechamel, Parmigiano and, in season, truffles—preferably white. The ingredients for svincisgrassi vary—some even make it with seafood—but the point is that Òppano has the attributes to match even the most opulent dishes.

A reminder. The screw caps used on bottles of Marani wines should by no means be taken to indicate that they are of lesser quality or aging potential than wines bottled with conventional corks. After long experience with bottles sealed with various types of tops, I’ve become increasingly convinced that screw caps offer distinct advantages in maintaining the original essence and integrity of wines, whites in particular.

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